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Terminator – Destino Oscuro: i colori sbiaditi di un reboot

Terminator – Destino Oscuro: i colori sbiaditi di un reboot

Con Terminator – Destino Oscuro torna al cinema la saga futuribile che rese celebre Arnold Schwarzenegger. Stavolta in scena c’è anche Linda Hamilton. Dirige il Tim Miller di Deadpool. In sala dal 31 ottobre.

Il destino cinematografico dei film di Terminator, almeno da 20 anni a questa parte, non è troppo dissimile da quello dei truci robot da cui prendono il titolo. Continuano a riproporsi a intervalli di tempo regolari senza mai portare a termine la propria missione. Sia che si tratti di annientare sul nascere la futura resistenza umana, sia che si tratti più prosaicamente di riempire le casse della Paramount, che produce, e della 20th Century Fox che distribuisce. Ecco quindi che il nuovo titolo, Terminator – Destino Oscuro, sembra segnato, già nella formulazione, da un’amara ironia. Certo è che questa iterazione – la sesta per chi tiene ancora il conto – prova a fare le cose in grande, riportando in sella, almeno con il ruolo di produttore, quel James Cameron che era stato il nume tutelare dei primi due capitoli della saga, film che avevano creato il culto su cui questi sequel cercano di capitalizzare. Cameron produttore porta con sé anche un altro ritorno, quello di Linda Hamilton, la protagonista dei tempi d’oro, che si conferma la novità migliore di questo capitolo. Il nuovo regista è Tim Miller, reduce dal successo di Deadpool, mentre il nuovo cast comprende le giovani Natalia Reyes e Mackenzie Davis, il cattivo Gabriel Luna e la conferma di Arnold Schwarzenegger, che solo gli impegni politici di governatore della California erano riusciti a tenere lontano dal franchise.

La sceneggiatura, scritta a sei mani da David Goyer, Justin Rhodes e Billy Ray, sorvola con nonchalance sulle uscite più recenti, riprendendo le fila dal secondo film. Un escamotage usato già in passato, peraltro, e con scarso successo. Stavolta il futuro, cambiato da Sarah Connor (Hamilton), rinvia di un ventennio la catastrofe del giorno del giudizio e ne cambia l’autore, non più il tetro computer Skynet ma una sorta di virus informatico cosciente chiamato Legion. La strategia per liberarsi degli umani è sempre la stessa, mandare un terminator (Luna) nel passato a prendere di mira una malcapitata operaia messicana (Reyes). Dal canto loro gli umani non se ne stanno con le mani in mano, mandando nel passato una propria rappresentante (Davis), ma con dei potenziamenti ciberneteci per rendere la lotta un po’ meno impari.

Terminator – Destino Oscuro, come già era successo col precedente Genisys, è tanto un sequel quanto un tentativo di creare una sorta di reboot. Parola d’ordine: ricominciare da zero, senza voler dimenticare il passato. Al contrario di Genisys però l’idea di fondo di Destino Oscuro è meno interessante e così, lo strano destino del film di Miller è quello di essere probabilmente migliore dei precedenti, ma anche il meno originale nelle premesse. Terminator: Salvation si proponeva infatti l’obiettivo di raccontare un aspetto diverso dell’immaginario del franchise, spostando l’azione in quel futuro post-apocalittico che gli altri film accennavano soltanto. Genisys invece riscriveva le origini stesse del mito, cercando di sfruttare tutte le possibilità aperte dal topos narrativo del viaggio del tempo, immaginando un mondo dove lo stesso leader della resistenza umana era stato trasformato in robot. Destino Oscuro invece si limita a riproporre la formula originale cercando di concentrarsi sulla realizzazione. Un filosofia conservativa che nasconde un intento nobile, ma forse è proprio questa scelta a condannare il film, perché alla fine il pur bravo Miller non è James Cameron e allora quello che poteva essere un sequel dignitoso finisce per abbracciare il destino, quello sì oscuro, di tanti reboot, quello di essere una nuova versione dell’originale, tanto vivida nei colori, quanto sbiadita nei contenuti. Anche perché i nuovi elementi, a cominciare dal cast, non brillano particolarmente e a restare impressi nella memoria sono proprio Schwarzenegger e Linda Hamilton, tanto che viene da chiedersi perché non sia stata coinvolta anche nei film precedenti.

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Marcello Lembo

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