Nomadland: Il nuovo West

Vincitore del Leone d’Oro alla 77° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, arriva in sala (dal 29 aprile) il film di Chloe Zhao che esplora un nuovo concetto di frontiera nell’America contemporanea.
Dopo il collasso economico di una città aziendale nel Nevada rurale, Fern carica i bagagli sul proprio furgone e si mette in strada alla ricerca di una vita fuori dalla società convenzionale, come una nomade moderna. Terzo lungometraggio della regista Chloé Zhao, Nomadland è interpretato da una straordinaria Frances McDormand e dai veri nomadi Linda May, Swankie e Bob Wells nel ruolo di mentori e compagni di viaggio di Fern durante la sua esplorazione attraverso i vasti paesaggi dell’ovest americano.
Un ritratto panoramico dello spirito nomade americano, che segue il flusso della manodopera migratoria stagionale, Nomadlad è un road movie sul nostro tempo. Vincitore del Leone d’oro alla 77° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e premio Oscar per il miglior film è un’istantanea dello splendore dell’ovest americano, dalle Badlands del South Dakota al deserto del Nevada, fino al Pacific Northwest, attraverso gli occhi della sessantunenne Fern, interpretata da Frances McDormand; è stata l’attrice a coinvolgere nel progetto Zhao, colpita dal suo precedente film, The Rider – Il Sogno Di Un Cowboy. Insieme hanno creato il ritratto di una donna, che ha perso suo marito e tutta la sua vita precedente, dopo che la città mineraria in cui viveva è stata sostanzialmente dissolta. Ma durante il suo percorso, diventa più forte e trova una nuova vita. Fern trova la propria comunità nei raduni tra nomadi a cui partecipa, che comprendono Linda May e Swankie (due autentiche nomadi che interpretano loro stesse), nella forte amicizia con Dave (David Strathairn), e nelle altre persone che incontra durante il suo viaggio. Ma soprattutto, come ha dichiarato Zhao, ‟…nella natura, mentre lei si evolve; nelle terre selvagge, nelle rocce, negli alberi, nelle stelle, in un uragano, è in questi luoghi che trova la propria indipendenza”.
La genesi del film risale al 2017 quando l’attrice acquista insieme Peter Spears i diritti del libro della giornalista Brooklyn Jessica Bruder, “un lavoro di giornalismo investigativo. Ciascun capitolo affronta un argomento differente. Metà del libro si concentra sullo stile di vita dei nomadi, mentre l’altra metà è un’inchiesta sotto copertura: Jessica è stata sotto copertura da Amazon e ha lavorato nelle coltivazioni di barbabietole”, ha dichiarato la regista. “Frances e io avevamo opzionato i diritti del libro,” ha raccontato il produttore Spears, “e poi Frances ha visto The Rider – Il Sogno Di Un Cowboy al Toronto International Film Festival e mi ha detto, ‘Devi vedere questo film, credo che questa sia la regista che fa al caso nostro’”.
“Frances è venuta da me semplicemente come produttrice, – ha ricordato Zhao – e fin dal primo giorno mi ha chiesto se avesse dovuto far parte del progetto anche come attrice. Sentivo però che non sarebbe stato semplice convincere il pubblico. In The Rider – Il Sogno Di Un Cowboy i protagonisti erano dei cowboy, il film era un western. Ma stavolta è più difficile: c’è una discriminazione basata sull’età in questo paese, un pregiudizio contro le storie incentrate sulle persone più anziane e sulla gente che vive ai margini della società. Dunque ho pensato che, se Frances fosse stata d’accordo, avremmo potuto affrontare questo pregiudizio nel film. Fin dall’inizio è stata sempre una decisione molto pragmatica per me. Ma allo stesso tempo, ero curiosa riguardo a questa sfida creativa”. Come quella di lavorare insieme alla costruzione della casa nomade su ruote di Fern, un furgone Ford Econoline che McDormand ha battezzato Vanguard.
“Ci siamo chieste: in che modo Fern strutturerebbe il suo spazio abitabile? – ha spiegato la regista – Quando vivi in uno spazio così ridotto, gli oggetti che porti con te dicono molto sulla persona che sei, molto più di quando vivi in una casa”.
“Abbiamo parlato molto di come avremmo potuto inserire alcuni elementi della mia vita in quella di Fern, – ha dichiarato l’attrice – e questo dipendeva non solo dal mio background ma anche dalle attività giornaliere che svolgo. Ho suggerito di far svolgere a Fern delle attività artigianali, perché è un modo per trascorrere il tuo tempo quando sei in viaggio e inoltre ti permette anche di realizzare oggetti di cui hai bisogno, e che magari potresti barattare lungo la strada. Ho portato con me la mia borsa per realizzare presine da cucina, il telaio e l’uncinetto. Devo aver realizzato circa 75 presine, che ho regalato a diverse persone che abbiamo incontrato lungo la strada e a membri della nostra compagnia. Ed erano oggetti di scena”. Il resto è storia e ce la racconta il grande schermo.