Il grande e potente Oz: Lasciate che i bambini…

Il Favoloso Mago di Oz, raccontato da se medesimo! Il grande e potente Oz offre uno sguardo originale e un taglio nuovo per una storia senza tempo…
VOTO: 3
Non è facile guardare questo ‘Grande e Potente Oz’ pensando al classico del 1939 di Victor Fleming, per tanti motivi. Eppure tutto – dalla promozione a molti riferimenti interni – continua a richiamarlo, costantemente, ostentando un legame che risulta comportare una fatica inutile, per chi lo ha realizzato e per il pubblico.
L’incontro con un leone che scappa spaventato, i riferimenti (e di più non si poteva, per motivi legali) alla realizzazione di spaventapasseri e di mirabilie meccaniche (in latta, si intende…), come anche gli incontri con i nuovi partner e la loro tipologia sono ben più forti delle necessarie ed inevitabili (e corrette) presentazioni di Città di Smeraldo simil Metropolis, Strade di mattoni gialli, scimmie volanti, Munchkins, ma se da una parte costituiscono un gioco divertente – siamo in film di Raimi! – dall’altra rischiano di condizionare l’osservatore innamorato del testo originario di L. Frank Baum, e creare aspettative.
Come fu per la Alice di Burton (seppur poi realizzata con meno passione e successo), anche qui le radici sono una scusa, molto più che un omaggio, e quello che si sviluppa (come non fu per quel deludente ‘Paese delle Meraviglie’) è in tutto e per tutto un film del regista delle saghe di Spider-man e Evil Dead.
Ed è evidente sin (e soprattutto) dall’inizio, simmetrico del vecchio ‘Wizard of Oz’ e in un bianco e nero ‘Kansas’, nel quale troviamo forse le sorprese più divertenti grazie a uno sfruttamento ‘libero’ di un finto formato 4:3. Non vi anticipiamo nulla, ma ricordate che Raimi tende a non prendersi troppo sul serio e a non farsi imprigionare dalle forme, che ama colorare del suo humor dark e ricoprire di ironia.
Purtroppo, Raimi a parte, al film manca quella verve che avrebbe potuto far perdonare certa prevedibilità, lo sviluppo – alternativamente – si dilunga e si concentra, ma soprattutto nella parte centrale rischia di annoiare, anche nello stesso sfarzo delle scenografie digitali, splendide come sfondi scrivania ma non sufficenti a sostenere un carico narrativo.
Anche il cast, sconta la mancanza di spalle come furono i tre compagni di Dorothy e finisce per pesare sul solo Franco, un po’ monotòno, e le tre streghe, tra le quali spicca soprattutto la Kunis.
Il pubblico più adulto potrà giocare con le citazioni (accennate e non, anche poco note al pubblico italico, come quella del musical Wicked di Gregory Maguire), ma buonismo e caratterizzazioni infantili sembrerebbero definire questo ‘Oz’ come un prodotto per il pubblico più giovane,
allettato costantemente e nel mirino della produzione. A meno di non aver frainteso la lettura di una versione ‘child’ del Signore degli Anelli – soprattutto per l’attacco delle Guardie Strizzole-Uruk Hai comandato dalla torre da Theodora-Saruman – e certe scelte di 3D, troppo spesso piuttosto invadente e ad effetto. Peccato, perché in generale invece risulta ben calibrato e utile a dare profondità al fantastico mondo raccontato.
d’altronde anche il libro di Baum era letteratura per l’infanzia, prima di tutto.