Ouija: Sterili interazioni spiritiche

Debutto acerbo quello di Stiles White, impegnato al debutto a rappresentare il folclore della tavola wee-gee. In sala dall’8 gennaio.
Ultimamente le rappresentazioni cinematografiche di folclori popolari sono diventate una moda molto in voga per registi debuttanti che tendono sempre più a cimentarsi con l’horror. Stiles White con Ouija, decide di rappresentare a modo suo il “mito spirituale” che si nasconde dietro la celeberrima tavola wee-gee. White, fondamentalmente sceneggiatore – Boogeyman e The Possession – adotta una metrica stilistica ortodossa, totalmente fedele ai vecchi canoni del cinema di genere. Purtroppo questa sorta di “devozione” per i vecchi schemi non aiuta. La rappresentazione filmica dell’intero contesto è totalmente sterile e la sollecitazione verso lo spettatore minima.
L’insufficienza del prodotto deriva in parte dalle interpretazioni dei personaggi in parte dalla struttura narrativa poco originale – tematica già vista e portata da Kevin Tenney alla fine degli anni ’80 con Spiritika. Ouija funge dunque da semplice sfizio di uno sceneggiatore poco brillante che tenta di cimentarsi come regista in un contesto a lui poco congeniale. Decisamente un passo azzardato.
Ouija è un lavoro poco ponderato, semplicemente abbozzato, un prodotto insipido che non aggiunge assolutamente nulla a un genere che negli anni sta scomparendo sempre di più.
Alessio Giuffrida