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Presto farà giorno: Redenzioni

Presto farà giorno: Redenzioni

Girato in cinque settimane, dopo due anni dalla lavorazione, arriva in cinquanta sale dal 20 marzo il debutto da regista di Giuseppe Ferlito, già collaboratore di Jordì Molla, Steven Soderberg, Ermanno Olmi. Storia di redenzione  inconcludente e piuttosto deludente.
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Mary (Ami Codovini) e Loris (Valerio Morigi) sono due giovani anime sole. Vivono la solitudine che molti giovani affrontano quotidianamente, buttandosi in esperienze estreme, accompagnate dall’uso di droghe. Lei appartiene ad una realtà benestante, caratterizzata dai continui scontri con la madre (Chiara Caselli). Lui, invece, non ha famiglia e vive giorno dopo giorno un’esistenza fatta di piccoli espedienti. Le loro strade si intrecciano e i due ragazzi intraprendono quella che metaforicamente potremo definire una discesa agli inferi: Mary viene ricoverata in una clinica psichiatrica e Loris inizia a dedicarsi allo spaccio di cocaina. Entrambi affrontano una realtà diversa da quella in cui vivevano, ponendosi, inconsapevolmente, come obiettivo la propria redenzione.
Presto farà giorno, opera prima di Giuseppe Ferlito, storico collaboratore di Jordì Molla e con un curriculum ricco di esperienze vicino a grandi registi, è un film che delude. Gli elementi che la storia offre sono tutti validi, ma purtroppo vengono sfruttati in maniera confusionale anche attraverso l’uso di scelte stilistiche discutibili (le varie scene in rallenty o accelerate ne sono un esempio).
Pessima l’interpretazione che dei loro personaggi fanno gli attori: sia i più giovani (soprattutto Codovini e Fremont, la prima regalandoci un personaggio totalmente inespressivo, il secondo eccedendo in molte scene) sia quelli con più esperienza. Le atmosfere cupe e la continua pioggia in sottofondo creano un ambiente claustrofobico che non aiuta la sceneggiatura, già molto pesante. I dialoghi sono fin troppo semplici e non permettono di approfondire la psicologia dei personaggi e le dinamiche che si instaurano tra di loro. E anche per questo motivo non si crea empatia tra chi guarda il film e i protagonisti della storia.
Degne di nota sono le musiche, realizzate da Davide Dileo, meglio noto come Boosta dei Subsonica, e il colpo di scena che prepara il finale. Ma è davvero poco rispetto a quello che accade in quasi due ore di film.

Augusto D’Amante

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La redazione

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